mercoledì 25 novembre 2015

Due giorni a Verona


Verona. Due giorni per conoscere, ammirare, ridere, scherzare.
Due giorni per incontrare artisti capaci, con la bellezza delle cose, la purezza dei cuori, l’entusiasmo delle mani, l’estro del genio, di rendertela migliore davvero, la vita.
Due giorni per scambiare due, quattro, mille chiacchiere con la gente, persone speciali che ti fanno sentire speciale.


Due giorni per guardare dritto negli occhi la blogger dei tuoi sogni (ho stretto la mano a Tulimami, ho stretto la mano a Tulimami, ho stretto la mano a Tulimami...!)
Due giorni per sentirti parte di una famiglia parecchio allargata, e pure tanto, ma tanto accogliente.


Due giorni per ricaricare le pile dell’autostima e maturare l’orgoglio sconfinato di chi c’era.
Due giorni di mal di testa, gombe gonfie, panini e pizzette mordi e fuggi, pipì trattenute, ché tutto è bello quando si prova il piacere della condivisione.



E poi una vita per dire grazie. A tutti. A madamaRobè per l’eccellente organizzazione. Ai vicini vicini Pompelmo-rosa e Lily & Sage Design, mix riuscitissimo di simpatia travolgente, talento ultraterreno e dolcezza senza fine. A tutti i “nuovi creativi” per avermi fatto sentire una della squadra. Alla signora che mi ha rivelato essere d’obbligo, nel patchwork, iniziare il lavoro con un cuore rosso, perché il rosso è amore, è sangue, è passione, è vita.



Festival dell'Handmade - I Nuovi Creativi - Verona, 22 e 23 novembre 2015


giovedì 5 novembre 2015

COU.COU.MALI'


C’era una volta una serial killer sartoriale con la mania delle parentesi, che apriva, apriva, apriva, senza mai ricordarsi di chiudere. E questo in ogni ambito possibile e immaginabile: a cominciare dalla matematica – splendido, ma tutt’ora irrisolto mistero che il trascorrere lento e cadenzato degli anni non è servito a disvelare neppure di n’anticchia –, in cui il succedersi di tonde, quadre e graffe, seppure valesse a soddisfare di molto il senso estetico frivolo e vezzoso, varcava i confini della logica sconfinando oltre le mura della retorica. Da qui una verbosità incontrollata fatta di incidentali, subordinate, paratassi, ipotassi, protasi, apodosi, ablativo assoluto e chi più ne ha più ne metta, che da sempre è riuscita a regalare a chi parla tanta gioia quanto grande, immenso, sconfinato è il dolore di chi ascolta.


Se almeno l’infausta abitudine dell’apri-e-non-chiudi si fosse limitata al settore nobilissimo della chiacchiera... e invece no. Eccola là, la serial killer, armata di ago e filo, a tirare fuori dalle matrioske della sartoria un’idea che nasce da un’idea, che nasce da un’idea, che nasce da un’idea, in un indistinto e melmoso magma creativo.


Per farla breve (!), un giorno quella serial killer là incontra una leggiadra fanciulla capace di creare l’incanto dalle cose semplici. La giovine donzella, tra le tante, infinite doti possiede l’arte di segnare la stoffa con tratti essenziali e pure così poetici, che ricordano la magia degli ideogrammi giapponesi.


Le mani ancora lorde dei fili d’imbastitura dell’ultima creazione in stile vintage, la serial killer posa metro e forbici e pensa. Pensa e ripensa. Qualche semplificazione qua, qualche adattamento là, il grembiule diventa gonna, la gonna si adatta ad ogni taglia e misura e, sovrapposta, puta caso, a un leggin fashion assai, diventa, impreziosita da un pattern da paura, un capo così cool, ma così cool che di più non si può. Perché MALILLA ha stoffa da vendere!!!




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