sabato 27 aprile 2013

l'elegance du noir

Toporagno è nato biondo.
Ciò che ha dell’incredibile, considerato le poco teutoniche fattezze di cou.cou.ja e i colori più che mediterranei – nuragici direi – di monsieur le grand souris. la nuance della peluria uniformemente ma assai modestamente diffusa su tutto il corpo e di quella poco più consistente ramificata nel cuoio capelluto del neonato apparve da subito inversosilmente eppure incontestabilmente appartenente ai toni del giallo.
Così anche la gradazione cromatica della superficie epidermica poco aveva a che spartire con il grigio-verde della dolorante madre e con il testadimoro-blunotte del raggiante padre. Al di là di troppo ovvie e political uncorrect illazioni  per altro ampiamente confutate da quelle tanto pungenti spigolosità caratteriali che sono andate manifestandosi con il tempo nella cara creatura e che di lei fanno un degno figlio di tanta madre (e padre)  non occorrono le doti di un maestro di stile per intuire che colori di tal guisa esigano toni scuri per esaltare la loro eburnea purezza.
Storie!
Il fatto è che quando ci si trova a confezionare un tablier d’école la scelta del colore chiaro si rivela da subito inappropriata se non al limite dell’autolesionistico: pennarelli, pastelli, pasta da modellare, sugo di pomodoro, unto di brodo, tracce di piselli in umido, caccole di moccio e altri insospettati residui di oscura origine costituiscono insuperabili prove nella già persa lotta diuturnamente condotta a favore dell’IMMACOLATO.
Non che con questo si possa o si debba abbandonare le armi (o gli smacchiatori chimici). Certo è che il grigio-nero, che per altro tanto spicca sull’incarnato chiaro (balle!), copre di un bene le macchie!


La filastrocca, che decora l’ampia (eccome: scrigno di tesori preziosi abilmente sottratti alla proprietà della scuola d’infanzia) tasca anteriore deriva tal quale dal primo libro dei Quindici, tra i più fedeli e cari compagni dei giovani anni di monsieur le grand souris.


tablier d'école in cotone vichy bianco-nero - decoro a ricamo in punto indietro con appliqué – patron grain de maïs

di lucciole, curve e bla-bla

Cou.cou.ja è logorroica.
E piatta.
Non che le due cose vadano incontestabilmente di pari passo, ma è certo che in cou.cou.ja esse abbiano trovato un invidiabile habitat in cui prosperare e potenziare a dismisura i propri specifici attributi.
C’è da dire che, tanto nel primo quanto nel secondo caso, la situazione è irreversibile.
Così a niente valgono i disperati inviti al silenzio rivolti all’indirizzo della già menzionata da L’homme qui ne parle jamais, suo sfortunato consanguineo, che, affetto fin dalla nascita da una grave forma di SER (Sintesi Elocutoria Radicale), va di solito esprimendosi per mezzo di stanchi e comunque parchi grugniti. Così a niente valgono i più innovativi e ricercati ritrovati della scienza ingegnosamente messi in campo dalle più autorevoli manifatture specializzate nel settore della lingerie che, mediante sofisticati sistemi di argani e putrelle tessili, riescono con impareggiabile maestria (o magia), a trasformare una timida e approssimata Prima misura in una ardita e generosa SECONDA.
Cou.cou.ja è e sembrava essere destinata a essere per saecula saeculorum una pialla.
Fino alla scoperta dell’impareggiabile robe-tablier Lisette, made in japan, che attraverso uno strategico incrocio di bretelle induce all’inevitabile: Non credo ai miei occhi!
Aggiungi un haiku (vd. P.ost P.ost S.criptum) – ambizioso cimento nell’arte della borderie –, esempio impareggiabile di sintesi e bellezza (come ogni altra manifestazione del genere: ah, poesia pura!) e il gioco è fatto: gli opposti si attraggono.

P.S. Rispetto alle già accennata assai poco prorompente procacità di cou.cou.ja è opportuna la precisazione: la mannequin, Violapassaparola, è funzionale all’iperbole (Lisette promette tanto, ma non fa miracoli!)

P.P.S. 
Kago kara hotaru
hitotsu hitotsu
o hoshi ni suru 

Lucciole 
dalla gabbia
una ad una
trasmutano
in stelle.
          Ogiwara Seisensui






robe-tablier in lino-cotone beige - decoro a ricamo in punto indietro - patron lisette

domenica 21 aprile 2013

sondaggio




Costantemente in bilico tra l’opzione A e la B, tra la busta numero uno e la numero due, da sempre combattuta tra l’ipertrofico e l’essenziale (e ditemi voi dove sta il giusto mezzo!), cou.cou.ja si domanda: quale soluzione preferire? il decoro mono 



o bilaterale? 


boh!


chaussons in jeans blu notte – interno in cotone blu a pois verde smeraldo – applicazioni in jeans – patron petit citron

horror vacui


Ecco qua: la sindrome da foglio bianco giunge inesorabile e si manifesta in tutta la sua dirompente vacuità. Eh già! perché si fa presto a dire “inaugura il blog con il tuo primo post”, se poi, alla resa dei conti, il video vuoto del portatile continua a guardarti con sufficienza e con aria impertinente – e un briciolo di sadismo – chiede spavaldo: mbe’?
Per farla breve, nel corso di questi giorni (mesi) il poco cervello di cou.cou.ja si è arrovellato alla ricerca di un’idea, anche solo una battuta, originale, intrigante e spiritosa, che potesse dirsi sufficientemente rappresentativa del contenitore entro il quale esso è riposto; niente, niente di niente. Forse un’immagine che desse conto delle fattezze estetiche del succitato contenitore? ma dacché queste non rispondono esattamente ai canoni di una botticelliana bellezza, meglio soprassedere. Forse andare alle origini dell’attività di cou.cou.ja affondando fino al lontano 2007, anno in cui la già citata convolò a giuste nozze con monsieur le grand souris, evento epocale in seguito celebrato con l’offerta in dono di una strepitosa Necchi Chic da cui tutto ebbe origine? no, no, no e ancora no, troppo prolisso, troppo contorto (involuta e verbosa: oui, c’est cou.cou.ja)…
E allora sigliamo un patto, io e voi, cou.cou.ja e i benevoli lettori di questi miserevoli divertissement: facciamo che il post inaugurale sia stato già scritto, si sia rivelato scoppiettante e gustoso come da ambizioni frustrate della scrivente, abbia riscosso un successo planetario e cominciamo da qui. ok?

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